*Sguardi fuori dai margini nasce come un ciclo di incontri di auto-formazione aperto alla collettività e dedicato alle tematiche di genere e alle loro declinazioni sul nostro territorio. Uno spazio che, nell’affrontare queste riflessioni, si rende accogliente, inclusivo e non giudicante: come crediamo dovrebbero essere tutti gli spazi di partecipazione e di ascolto.
Perché pensiamo sia importante parlare di questi temi?!
Perché solo nel corso del 2020, 1663 donne si sono rivolte a un Centro Antiviolenza della provincia di Varese e, nello stesso anno, il 70% dei posti di lavoro persi in Italia è stato perso da donne.
Due dati tra i tanti che parlano di temi apparentemente diversi tra loro ma che raccontano lo stesso impellente bisogno di rendere collettivo un dibattito che, ormai è chiaro, riguarda e deve riguardare tutta la società, senza distinzioni.
Durante la prima serata, lo scorso 16 marzo, abbiamo avuto il piacere di ospitare Stefania Filetti (CGIL Varese) e Roberta Bettoni (Coop Lotta Contro l’Emarginazione), con le quali abbiamo affrontato i temi delle disuguaglianze di genere, soprattutto a livello lavorativo, e
delle marginalità sociali.

Stefania ha introdotto l’argomento facendo notare come le disparità di genere nel mondo del lavoro abbiano radici diverse ma comportino sempre un indebolimento del ruolo femminile.
Ad esempio la retribuzione oraria, a parità di mansione, è minore rispetto a quella degli uomini e, in caso uno dei componenti familiari debba necessariamente lasciare il proprio posto di lavoro, si sceglie spesso di fare affidamento sullo stipendio maschile a discapito della vita lavorativa della donna. Durante questo ultimo anno la pandemia ha poi esacerbato le disuguaglianze fermando gran parte del terzo settore, maggiormente occupato da donne, e rendendo complessa la conciliazione del tempo di lavoro con il tempo familiare e di cura. La disparità del carico di lavoro è cresciuta enormemente anche solo per il fatto che con lo smart working si è persa quell’indispensabile separazione tra spazio “pubblico lavorativo” e spazio “privato familiare”: tutto ciò, a maggior ragione, se presenti i figli della cui gestione si sono fatte carico le donne.
A causa dell’insufficienza dei servizi che ruotano intorno alla maternità (un dato tutto varesino ci dice che in base ai posti disponibili solo 26 bambini su 100 frequentano l’asilo nido) è ancora la donna a “scegliere” il lavoro di cura e per questo risulta davvero urgente istituire il congedo di paternità obbligatorio, come strumento concreto di aiuto alle donne e come primo passo verso un cambiamento culturale che assottigli la distanza di genere agli occhi del datore di lavoro e renda equilibrata la divisione dei ruoli all’interno del nucleo familiare.
Spesso però, per sopperire a queste problematiche, si fa affidamento su una forza lavoro esterna, come le assistenti familiari o cosiddette “badanti”. Descrivendo questo fenomeno Roberta ha posto l’accento su come situazioni di disuguaglianza descritte finora possano in alcuni casi confluire anche in un circuito di isolamento sociale: la poca conoscenza della
lingua, i minimi contatti con l’esterno e il fatto di vivere in abitazioni private con il rischio di subire condizionamenti importanti o violenze possono determinare un’estrema vulnerabilità.
Inoltre questo lavoro di assistenza rappresenta la principale fonte di sostentamento non solo per le singole donne ma soprattutto per le loro famiglie di origine e per l’istruzione dei figli.

Tra le altre utenze che entrano in contatto con i servizi di Coop Lotta Contro l’Emarginazione
sul territorio troviamo uomini e donne che abusano di sostanze (la popolazione femminile
che consuma sostanze è pari al 30% di quella generale che ne fa uso) e donne vittime di
tratta o coinvolte nel fenomeno della prostituzione. Quest’ultimo sta cambiando forma, spostandosi dalla strada agli appartamenti privati e la Cooperativa monitora la crescita del fenomeno attraverso il censimento mensile di nuovi annunci (circa 140 nuovi annunci nella provincia di cui 30-40 a Varese città).
Un dato positivo riguarda però la legislazione italiana che è infatti una delle migliori per quel che concerne la protezione della vittima di sfruttamento sessuale, che si trova tutelata e non criminalizzata.
Gli interventi di Stefania e Roberta sono stati un primo sguardo introduttivo su fenomeni che, seppur con un focus sulle condizioni di disuguaglianza e marginalità femminile, si inseriscono in un dibattito collettivo che ci interpella come società intera e ci spinge a mobilitarci perseguendo la continuità di questi percorsi.
La seconda serata , che si svolgerà il 30 marzo dalle 21, sarà in dialogo con EOS Varese, che dal 1998 sostiene le donne che subiscono violenza, e contribuisce alla diffusione di una cultura dell’ascolto, accogliente e inclusiva.
Per per ricevere il link della serata e partecipare è necessario compilare il seguente form, ti aspettiamo!
https://forms.gle/hVQXGTSkf9wxN2DJ7
